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"Magnarse 'o limone" significa metaforicamente accusare il colpo, subire un non preventivato, amaro risultato e rassegnarsi ad accettarlo con tutto il suo acre sapore. Questo è ciò che cerca di fare un film-maker quarantenne mentre, sbattuto sul lettino di un fisioterapista dopo l'ennesimo infortunio al ginocchio destro, non riesce a spiegare come mai sia riuscito a fare un solo film. Cerca così di ripercorrere la propria esperienza alla ricerca di un motivo valido per cui tutti i suoi soggetti - immaginati, scritti o solo abbozzati - siano rimasti chiusi nella sua testa. Questo suo viaggio nel passato diventa un viaggio nella coscienza, dove reincontra le sue ossessioni, le sue frustrazioni, i suoi primi amori e i suoi fallimenti, tutti trasferiti nella scrittura di soggetti in cui realtà e fantasia si intrecciano senza soluzione di continuità, filtrati dall'ironia e dal senso del grottesco. Cinema e creatività, vita vissuta e sogni, drammi quotidiani e tragedie storiche si mescolano come sulla tavolozza di un pittore in un caleidoscopio di colori e pensieri che riflettono la formazione di un'anima.